Navigatori ed esploratori veneti
Marco Polo (1254-1324)

Il primo ed il più noto viaggiatore ed esploratore veneziano fu Marco Polo ma già prima di lui e dopo di lui altri viaggiatori e mercanti avevano percorso le carovaniere orientali. Suo padre Niccolò e lo zio Matteo dal 1255 al 1262 attraversarono l’Asia e giunsero a Khanbaliq ,l’attuale Pechino, residenza del Khan Mongolo. Ripartirono nel 1266 come ambasciatori di Kubilai Khan portando una lettera per il Papa con la quale il l’Imperatore Mongolo richiedeva persone istruite occidentali per la sua corte. Questi viaggi erano possibili in quanto i Mongoli grandi ma feroci guerrieri, dopo aver conquistato la Cina e la Persia erano arrivati fino alle rive del Mediterraneo creando un Impero immenso e controllando tutte le rotte carovaniere. Il giovane Marco ripartì con il padre e lo zio nel 1271 e rimase in Estremo oriente per 17 anni. Il solo viaggio di andata attraverso i deserti dell’ Asia , scavalcando la catena del Pamir durò ben 3 anni e mezzo e giunto da Kubilai Khan fu da questi preso in simpatia e nominato ambasciatore. Dopo 17 anni di permanenza nel Catai (Cina) Marco con gli altri prese la via del ritorno via mare, quale accompagnatore della principessa Kocacin, nipote di Kubilai, che doveva andare sposa al Re di Persia. Giunti finalmente a Venezia, grande fu la sorpresa dei loro concittadini che ormai gli avevano dimenticati ma le cose preziose che avevano riportato confermarono i loro racconti. Nel 1298 Marco Polo marinaio della Serenissima, in uno scontro navale con Genova fu catturato e durante la prigionia raccontò le sue avventure a Rustichello da Pisa che le trascrisse prima in lingua francese e poi in italiano con il titolo di Il Milione. Liberato e tornato a Venezia, ormai benestante, finanziò ma non partecipò ad altre spedizioni. Si sposò con nobildonna Donata Badoer dalla quale ebbe 3 figlie.
Morì a settanta anni l’ 8 gennaio del 1324.


Un secolo più tardi un altro veneziano Alvise Cadamosto nato nel 1432 dopo aver navigato e commerciato nel Mediterraneo e nei mari del Nord Europa, desideroso di esplorare nuove terre salpò da Lisbona per conto le principe portoghese Enrico il Navigatore alla volta delle coste occidentali dell’ Africa e dopo aver visitato Madeira e Le Canarie, assieme al genovese Antonio da Noli, si spinse fino al Senegal. In una seconda spedizione con il genovese Antonio Usodimare raggiunto l’estuario del fiume Gambia lo risalì per 100 chilometri, poi al ritorno scoprì in mezzo all’ Atlantico le Isole di Capo Verde. Ritornato a Venezia continuò a navigare nel Mediterraneo, lasciando mappe e descrizioni dei suoi viaggi che furono pubblicate nel 1550.


Non possiamo dimenticare il nobile veneziano Pietro Querini che nel 1432 durante un viaggio commerciale nei Mari del Nord naufragò con il suo carico di vino presso le isole Lofoten a Nord della Norvegia dove nella disgrazia “ scoprì “ lo stockfish ,ossia il merluzzo seccato altrimenti chiamato baccalà che tanto successo e diffusione ebbe nel territorio veneto.


Veneziano d’adozione fu Giovanni Caboto che nato a Genova o a Gaeta si rifugiò a Venezia dove nel 1476 ottenne la cittadinanza e si sposò con Mattea avendone 3 figli. Dopo numerosi viaggi in Oriente si trasferì in Spagna dove dopo la prima traversata di Colombo, propose ai reali Ferdinando e Isabella l’esplorazione della costa nord delle Americhe, in cerca del passaggio per l’Estremo Oriente. Avendone ricevuto un rifiuto, si trasferì in Inghilterra dove convinse il re Enrico VII a finanziare questo viaggio che lo portò con una sola nave lungo le coste del Labrador e di Terranova piantando la bandiera inglese e quella di S. Marco. In una seconda spedizione con 6 navi e 200 uomini, accompagnato dal figlio Sebastiano, toccò il Labrador e la Groelandia meridionale ma per cause sconosciute la spedizione scomparve salvandosi una sola nave con pochi superstiti. Suo figlio Sebastiano svolse la sua attività di pilota nautico e cartografo ai servizi dell’ Inghilterra e della Spagna. Nel 1526 partendo da Cadice con 3 navi esplorò la parte meridionale delle Americhe, risalì il Rio della Plata, dove costruì nella futura città argentina di Santa Fe’ un primo insediamento fortificato poi distrutto dagli indigeni. Al ritorno fu incarcerato perché accusato di abbandono dei luogotenenti. Passò poi in Inghilterra per organizzare una nuova spedizione ma morì prematuramente nel 1557.


Il vicentino Antonio Pigafetta (Vicenza 1480-1534) fu come navigatore e cartografo a fianco di Magellano nella prima circumnavigazione della terra e quando questi fu ucciso nelle Filippine,preso il comando della spedizione riuscì a riportare i superstiti in Spagna lasciandoci il resoconto “ Relazione del primo viaggio intorno al mondo”.


Nato a Treviso (1485-1557) Giambattista Ramusio fu diplomatico della Repubblica Veneta e noto scrittore/ geografo del 1500, che nel suo libro “ Delle Navigazioni e viaggi” raccolse tutte le scoperte e le esplorazioni fatte fino a quella data, tra l’altro diffondendo in tutta Europa la conoscenza e l’utilizzo delle foglie del tè.


Esploratori Veneti del 1800

Giovanni Miani - Esploratore



I Veneti dovrebbero commemorare con orgoglio i 200 anni dalla nascita di Giovanni Miani, nato a Rovigo il 17 Marzo 1810 e morto nello Zaire nel 1872. E’ stato il primo esploratore a risalire tutto il corso del Nilo Bianco in cerca delle mitiche sorgenti dalle quali giunse dopo più di 6500 km. ad appena 60 chilometri dalle stesse nel Ruanda, nello stesso periodo che per altra via le cercavano gli esploratori inglesi Burton, Speke, Grant e Livingstone . Fu un personaggio eclettico,cantante, tecnico agrario, pedagogo, studioso, ed esploratore estremamente coraggioso tanto che fu soprannominato dagli indigeni il leone bianco. Prima di dar corso alle sue esplorazioni era stato combattente per l’indipendenza di Venezia durante i moti antiaustriaci del 1849 e da costoro fu costretto in seguito all’ esilio. Ricordo e onore per questo personaggio.



Giovanni Battista Belzoni - esploratore ed egittologo



Altro importante personaggio che i Veneti devono ricordare è G.B. Belzoni nato a Padova il 15 settembre 1778 e morto in Nigeria il 3-12-1823. Iniziò giovanissimo a lavorare da barbiere nella bottega del padre ma in seguito fu a Roma dove studiò idraulica ed archeologia affascinato dalle antiche rovine romane. Fattosi monaco all’ arrivo di Napoleone rinunciò alla vita religiosa per dedicarsi ai viaggi, la sua passione. Fu prima a Parigi, poi ritornò a Padova,ripartì alla volta dell’ Olanda dove approfondì gli studi di idraulica, ritornò a Padova dove a causa di rivalità e gelosie fu costretto a ripartire per l’Olanda e l’Inghilterra, dove sposò una ragazza inglese che lo seguirà in tutti i suoi viaggi. Essendo di statura gigantesca (2 metri) e dotato di forza erculea, si esibì in tutta l’Inghilterra nei teatri e nei circoli con numeri spettacolari, tra i quali sostenendo sulle spalle una piramide di 10 uomini. Oltre all’ Inghilterra percorse la Spagna, il Portogallo, in Sicilia e Malta dove conobbe l’emissario del Pascià d’Egitto che lo invitò in quel paese per dar corso a degli importanti lavori idraulici, ma dopo un anno di attesa i suoi progetti non furono accettati. Nel frattempo era stato affascinato dagli antichi monumenti egizi ed aveva stretto amicizia con il Console francese ex ufficiale napoleonico il piemontese Bernardino Drovetti , con il console inglese Henry Salt e l’esploratore svizzero J.L. Burckhardt, tutti interessati alle antichità egizie. Deluso per il mancato riconoscimento dei suoi studi idraulici si buttò con entusiasmo in un altro grandioso progetto: si trattava di trasportare per conto del console inglese Salt in competizione con il console francese Drovetti, un grande busto in pietra del faraone Ramsete II del peso di 7 tonnellate e alto 7 metri da un tempio di Luxor alle rive del Nilo ( 1200 metri) per imbarcarlo alla volta dell’ Inghilterra, impresa tentata in precedenza invano dai francesi. Belzoni con 80 uomini in 15 giorni ci riuscì. Entusiasmato diede inizio alla ricerca di antichità egizie a Karnak e nella valle dei Re dove scoprì la sua prima tomba quella del faraone Ay e altri importanti reperti sempre per conto del console inglese Salt.L’anno dopo nel 1817 continuò le esplorazioni e scoperse a Karnak il sarcofago del faraone Ramsete III e nella valle dei Re la bellissima tomba di Seti I,padre di Ramsete II decorata da preziosi bassorilievi dei quali Belzoni fece i calchi per farli conoscere al mondo. Più a sud a Abu Simbel riuscì ad entrare nei grandiosi templi coperti dalla sabbia dove però non trovò i tesori che si aspettava perché già asportati in epoche precedenti. Al ritorno al Cairo per sganciarsi da Salt e fare ricerche in proprio si impegnò con nuovi finanziatori ma la fortuna non gli fu favorevole perché, scoperta dopo attente ricerche l’entrata della piramide di Chefren, la trovò vuota in quanto già razziata 600 anni prima dagli Arabi. Ciò tuttavia aumentò la sua fama nel mondo ed in Inghilterra fu coniata una moneta bronzea in suo onore. L’anno seguente nella terza ricerca fu accompagnato da Alessandro Ricci un artista che illustrò con perizia le opere e decorazioni scoperte, ma le sue ricerche furono ostacolate da Salt e Drovetti che sostenuti dalle rispettive ambasciate lo perseguirono anche con denunce. Impossibilitato a continuare le ricerche decise di ritornare a Padova dove ricevette grandi accoglienze e donò al museo archeologico reperti che sono tuttora esposti nelle sale egizie e nel Palazzo della Ragione. Ritornò poi a Londra dove scrisse un libro sulle sue scoperte impreziosito dalle illustrazioni del Ricci che ebbe notevole successo, fu accolto nei salotti più esclusivi e in occasione di un viaggio in Russia dallo Zar Alessandro I in persona. Ansioso di nuove avventure si mise a capo di una spedizione diretta un centro Africa alla scoperta delle sorgenti del Niger e della favolosa Timuctù ma giunto al porto fluviale di Gwato nel Benin fu colpito da dissenteria ed ivi morì e fu sepolto. Belzoni al contrario di altri scopritori-avventurieri che avevano come unico scopo l’asportazione dei reperti per arricchirsi, fu un ricercatore metodico, documentando storicamente tutto ciò che rinvenne. Inoltre si era bene inserito tra la popolazione locale della quale aveva imparato la lingua e adottato i comportamenti nonché la foggia del vestire, cosa che gli fu di grande aiuto nel lavoro di ricerca. Per il suo carattere estroverso ed individualista, ruppe le amicizie con i consoli di Francia ed Inghilterra che con mezzi illimitati finanziavano gli scavi e si assunse personalmente pesanti oneri finanziari ma quando le sue scoperte potevano essere messe a frutto, fu costretto dai due consoli ad abbandonare ed andarsene. Pur essendo stato all’epoca il più importante scopritore di antichità egizie che tuttora fanno bella mostra al British Museum ed in altre importanti collezioni, la sua opera non fu riconosciuta appieno e solo alcuni libri parlano di lui. E’ tuttavia ricordato in un bel documentario della BBC- Egypt ed in un film di Indiana Jones.